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Osservazioni astronomiche visuali

domenica, febbraio 14, 2010

Prima luce del Leviatano al passo Giau.


Dopo alcuni mesi di attesa ieri c'è stata la prima luce del 60 cm. Si tratta di un dobson simile a quello nel fondo di questa pagina (ma con importanti modifiche su cui ritornerò).
Nel pomeriggio sono andato a Colle Santa Lucia principalmente per regolare la lunghezza dei tubi. Nella foto Romano Zen mostra il primario del 60 cm, e Marco controlla sotto che ci sia la firma autentica.

Contrariamente alla maggior parte degli astrofili, che ogni volta che hanno uno strumento nuovo generano piogge e uragani, a me invece succede sempre che la prima notte sia buona per fare la prima luce. Fino a due giorni fa nessuno avrebbe scommesso un cent sul fatto che sabato si sarebbe potuto usare un telescopio. E invece...

Più avanti descriverò meglio lo strumento. Per il momento solo due parole sull'ottica. Il grande specchio è come il motore di un'automobile: serve certamente che funzioni bene (che sia di buona qualità ottica) ma serve anche che sia potente. La qualità dell'ottica da sola non basta se non si ha anche la potenza. E questa è la motivazione che sta dietro al leviatano.

Quanto è potente il motore di questo telescopio?... bene... seguitemi in questo breve report.

Da Colle Santa Lucia, nella serata trasparente che si stava profilando, siamo saliti al passo Giau. Una occasione per rivisitare un luogo che avevo già visto nel 2007.
La temperatura è scesa nella notte a meno 17°C. Da +5° che c'erano a Colle sono quasi 20°C di salto. Non ho avuto modo di installare le ventole e ho usato il leviatano in raffreddamento naturale. La cella aperta del disegno obsession lo consente anche se non con gli stessi risultati della estrazione dello strato limite.
Ci siamo sistemati sul passo. Purtroppo ci sono molti ristoranti e hotel lungo la strada del passo che tengono accesi fari (contrari ormai alla leggere regionale). Ma il peggio è stato affacciarsi verso Cortina. Non solo la città produce un notevole inquinamento luminoso: c'erano anche quelli che mi sono sembrati degli impianti sciistici illuminati a giorno (e fino all'una di notte tali sono rimasti).
Lo SQM è partito da un misero 20.95 alle 20, salito leggermente a 21.10 fino a circa mezzanotte e salito un po' di più a 21.25-21.35 verso l'una di notte.
Via Lattea slavata e sicuramente nulla a che vedere con quella delle Tre Cime o della Val Visdende o del Peralba. Fra 21.1-21.3 e 21.5-21.7 c'è "un abisso".

Ma gli "abissi" che ci interessano sono altri: come rende un motore di questa potenza? E' vero che il diametro è un opzional e che conta di più la qualità ottica?
Non che non sapessi la risposta, ma è bastata una occhiata ad alcuni oggetti classici, Marte compreso, per avere una risposta che più chiara (e ovvia) non si può.

Dopo un po' di traffico per montare (per la prima volta) il leviatano e per allineare il cercatore, il primo oggetto inquadrato è stato... M42! Oculare da 32 mm (che fanno 93x). Su un fuoco di 2985 mm a F/5 le stelle si comportano bene anche al bordo del campo (a differenza di ottiche più aperte e focali più corte) anche nell'oculare di media fascia che stavamo usando. Stelline che sembravano "polvere finissima" (impressione ottenuta sistematicamente poi su tutti gli ammassi aperti osservati, nei quali il colore delle stelle risaltava oltretutto in maniera più marcata che nel 40 cm che avevo prima). Si vedevano stelline minutissime dentro la nebulosa. Passando al 21 mm (142x) le E ed F del Trapezio erano là: evidentissime nonostante il seeing non fosse certo dei migliori e l'adattamento termico nemmeno. Non solo: c'erano altre stelle molto più deboli dentro la nebulosa.
Una cosa interessante è che l'effetto "colore" (verde/rosa) era meno evidente che nel 40 cm. Penso perché l'immagine più grande (a parità di pupilla di uscita) riduce le cattive interpretazioni del sistema visivo (un po' come succede quando si mette fuori campo la zona centrale della nebulosa e si osservano solo le ali e queste cessano di sembrare rosate). Ho osservato in particolare il filamento indicato con la lettera "A" in questo articolo e l'ho confrontato con la parte principale dell'ala adiacente (molto più luminosa). Stesso colore (grigio) nonostante il filamento sia ricco di H-alfa e l'ala molto più ricca di OIII.
Un altro oggetto osservato è stato il gruppo di nebulose di M78. Visibili le 4 zone nebulari e la nebulosa oscura che le separa (Il telescopi, per inciso, manifesta un contrasto molto elevato che dipende secondo me sia dal fatto che la superficie è molto liscia, sia dal generoso diametro: entrambi hanno un effetto sulla MTF finale).
Osservati gli ammassi nella zona di M46, M47, NGC2423 e 2414. Il vantaggio del "motore potente" qua si manifesta nei colori delle stelle. M46 poi era "commovente", con la sua nebulosa planetaria nella quale spingendo un poco gli ingrandimenti (213x) emergevano stelline interne.
Ho voluto poi osservare M1. A 142x era possibile notare molte stelle dentro la nebulosa (molte di più di quelle che ho menzionato in un passato articolo e osservate con il 40 cm). Ma la cosa sorprendente è stato salire a 213x e inserire un filtro nebulare: la nebulosa ha rivelato un "brulicare" di luci che evidentemente erano i filamenti.
NGC2158, accanto a M35 è "risolto" in stelle, dove la parola "risolto" ha un significato che non è facile da spiegare.
L'elmo di Thor è stato un altro oggetto, già osservato in passato (report disponibili nel blog) e che ho voluto osservare di nuovo. Il filtro e l'ingrandimento di 213x (a pupilla di uscita di 3 mm) ha rivelato un intricatissimo intreccio di micro filamenti che non erano visibili nel precedente 40 cm.
E andiamo all'alta risoluzione. E' un campo nel quale spesso capita di leggere "opinioni" secondo cui il diametro del telescopio non conta (non oltre 15-20 cm). Conterebbe solo l'altissima qualità. Abbiamo osservato Marte a 420x, nonostante il seeing di montagna, la temperatura di meno 17°C, il salto termico di 20°C, l'acclimamento meno che ottimale. Marte era "inciso". Si notavano ovviamente i disturbi dell'atmosfera e quelli termici ma era evidente che il grande motore stava ancora andando al minimo, tanto erano netti i bordi nei momenti nemmeno troppo infrequenti in cui l'aria si calmava. Diverse zone di basso contrasto nelle grande regione desertica erano visibili e colorate. Durante queste osservazioni ho avuto modo di osservare anche alcune stelline di campo (non molto luminose) e "intuire" vagamente la struttura delle speckles (tanto sono fini). Ovviamente non siamo stati molto su Marte perché avrò modo di ritornarci da casa in condizioni migliori.
E infine una menzione alle galassie. Abbiamo scelto il tripletto del Leone. Le tre galassie mostravano benissimo la loro struttura (a spirale e alone due e vista di taglio con banda nera e deformazioni mareali l'altra).


Addendum. Commenti di Marco.

Vedere "nascere" il gigante un pezzo alla volta nel pomeriggio è stata un'emozione particolare, e già i primi lavori per metterlo a punto ci hanno fatto capire che almeno il salto dal punto di vista della complessità operativa e logistica rispetto al 40 cm è notevole.
La sera abbiamo impiegato molto tempo per montare i tubi e abbiamo fatto fatica per allineare il cercatore e collimare, ma era scontato che al primo colpo non potesse andare tutto liscio subito. Quindi siamo riusciti a osservare pochi oggetti, non solo per la perdita di tempo iniziale ma anche perché dovevamo prendere confidenza col cercatore nuovo: col prisma a 90° può essere difficoltoso riuscire a inquadrare la stella di partenza (bisogna prima orientare alla buona il telescopio muovendolo da terra, e solo dopo si sale sulla scala e si inizia a usare il cercatore, e per facilitare la prima operazione ho suggerito di adottare un red-dot) e inoltre ho notato che a seconda dell'altezza a cui si guarda bisogna regolare la rotazione del prisma del cercatore, e questo causa la rotazione del campo, con ovvia possibilità di fare fatica a riconoscerlo se non si sa prima con che angolo è ruotato. Ma con un po' di abitudine il "goto umano" tornerà presto alla massima velocità.
Poi serviranno altre piccole migliorie meccaniche come un ammorbidimento dei movimenti e un bilanciamento più preciso.
Passando agli oggetti visti, aggiungo i commenti a quelli non menzionati da Mauro. La nebulosa Fiamma col 21 o 14 mm occupava tutto il campo ed è bello poterla vedere con Alnitak fuori dalle scatole. Mentre per via del cielo imperfetto abbiamo lasciato perdere la Testa di Cavallo.
L'Elmo di Thor e il gruppo di M78 erano certamente i migliori mai visti. M78 appariva più grande del solito e si vedeva anche la parte meridionale più debole che si estende oltre la stella GSC 116 1108, mentre le deboli componenti NGC 2067 e 2064, situate a W della principale, se prima (quando si riuscivano a vedere, ovviamente!) apparivano come nebulose separate, ora tutte e tre sono diventate un solo oggetto con delle nubi nere sopra (come è in realtà).
Restando nell'ambito delle nebulose, abbiamo adocchiato anche l'Albero di Natale per provare a vedere la Cono, ma a quel punto sono arrivati i primi problemi di appannamento degli oculari così ho rinunciato a vedere sia lei che la vicina NGC 2261.
Un capitolo se lo meritano anche gli ammassi aperti, spesso forse troppo snobbati ma ora con questa apertura per me sono da rivalutare perché le stelle diventano meravigliosamente luminose e colorate. Oltre a quelli già elencati da Mauro, abbiamo visto anche M41 ed M50 e mi sono piaciuti molto. Per le Pleiadi invece 100 ingrandimenti iniziano a diventare tanti, anche se comunque le onnipresenti nebulose a riflessione sono sempre belle.
Confermo che M51 probabilmente non era migliore della migliore vista col 40 cm, però avevamo anche il cielo da 21,2 e il secondario brinato, quindi non oso immaginare come sarà nelle condizioni ottimali!
Discorso simile per Marte: non si vedevano particolari più piccoli di quelli che ho visto col 25 cm nelle serate migliori perché l'ingrandimento era lo stesso, però il contrasto delle macchie di albedo era altissimo e l'elevata luminosità rendeva più facile vedere il tutto. Questo già fa capire che un 60 cm in condizioni mediocri, con collimazione e acclimatamento imperfetti, è già almeno a pari di un 25 cm in condizioni perfette. Il mio problema principale è stato la difficoltà di inseguire, anche perché oltre i 60° il movimento in azimut è molto difficoltoso (e in meridiano è quello l'asse da muovere di più per inseguire) e inoltre sono abituato all'inseguimento motorizzato del telescopio.
Infine, abbiamo avuto la conferma di una previsione quasi scontata: se l'oculare da 32 mm coi telescopi medio-piccoli non si usa quasi mai, con questo si usa quasi sempre perché l'ingrandimento minimo di 100X, con equivalente campo massimo visibile di 45-50', inizia a essere un vincolo importante.
Conclusione: intanto abbiamo salvato in corner questo novilunio dopo averne persi due consecutivi, poi questo primo assaggio del bestione ha fatto aumentare ancora di più l'appetito e la curiosità. Speriamo che la prossima volta sia a regime perché avremo parecchie galassie da vedere.